Cerellino
Mista ad acqua la brillantina d’argento,
su uno schiocco preciso di capelli,
filo di dopobarba fin sotto al mento,
gli occhiali per quarant’anni sempre quelli.
Portava con fierezza il suo solito cappotto,
con l’animo epicureo da ex boxer
non l’ho mai visto conversare in un salotto,
o meglio ancora, in uno squallido foyer.
Una storia, nove eredi, una vita in volo,
peripezie tra tanti mestieri
per dare la dignità ai figli di un solo lavoro
e farli sperare nel domani, volentieri.
Basso, robusto a riflettere sulla dormiente
fronte alta e sorriso da bambino,
lui che sapeva stare in mezzo alla gente
con i suoi racconti ed un bicchier di vino.
Muscoli, vento, carattere, quercia, sole
e tanti passi a solcare il suo destino
quell’uomo che dava un peso a tutte le parole
e solo per la statura, che lo chiamavano “Cerellino”.
Il suo profondo credo era la benevolenza
e disdegnava i miti ed i regali,
aveva sempre addosso qualche scadenza
o qualche piccole beghe legali.
Quando, a volte, capitano strane voglie,
o quando la notte, ci tiene svegli
il suo pensiero era sempre per sua moglie
e la sua provvidenza, i suoi figli.
Un litigio, un alterco, una discussione,
ma lui non parlava male neanche del nemico
ma stava attento anche a chi faceva azioni buone
e si batteva il petto, fingendosi amico.
Valeva più un si, che un pezzo d’oro
e riconosceva i meschini a prima vista,
anzi ad evitarlo erano proprio loro,
perché li avrebbe assaliti come fa una balista
Muscoli, vento, carattere, quercia, sole
e tanti passi a solcare il suo destino
quell’uomo che dava un peso a tutte le parole
e solo per la statura che lo chiamavano “Cerellino”.
Lui lo chiamava il male brutto
che un giorno se lo prese sotto braccio
con dignità, anche se era distrutto,
metteva la parola fine al suo canovaccio.
Mancava già a tutti in quel giorno d’agosto
con le persone che venivano da ogni fuori,
nessuno dei presenti era nascosto,
a testa alta anche i suoi debitori.
E fu proprio in quell’attimo che rompe il tempo
che capii che cosa era stato il suo fato:
lavoro, sudore, sacrifici e nel frattempo
fare del bene, ma quello disinteressato.
Dopo tanti anni la sua mano ancora manca
e forse ancor di più i suoi insegnamenti
lui non aveva nessun conto in banca,
ma gli interessi della sua vita ci giungono ancora come frammenti.
Muscoli, vento, carattere, quercia, sole
e tanti passi a solcare il suo destino
quell’uomo che dava un peso a tutte le parole
e solo per la statura che lo chiamavano “Cerellino”.