L’ALBA DI UN AMORE
Quando il dardo d'oro mi colpì
vidi cadere la luna per la prima volta
e con gli occhi allo zenit
tutto mi sembrò più cupo.
La mia natura mi oscurava,
la sua natura era la mia vita;
oh vita! Oh vita che a te tutta donerei,
dove sei? Che fai ? Non è che m'illudesti?
Il mio corpo era in preda al freddo,
i miei occhi a lacrime calde, cocenti,
ma tutto ciò mi permise lo stesso
di veder cadere la luna per la seconda volta.
E ripensai le dolci corse, gli affanni,
il tuo sorriso, i miei misteri
e quando vidi cadere la luna per la terza volta
mi si chiusero gli occhi
e tutto diventò sequenza di immagini.
Mi ripresi, caddi, ma mi ripresi,
era troppo forte l'amore per restare nella fantasia,
ma era troppo forte anche il dolore
che piano lacerava il mio cuore.
La notte passava lenta
e le mie mani alludevano a pensieri di Venere
e a quella comunicazione che non può certo
essere trasmessa verbalmente,
ma capii che era un'altra illusione
perché vidi cadere la luna per la quarta volta.
Il cielo impallidiva
le stelle non davano più la loro luce,
la natura si destava,
gli uccelli emanavano i loro primi suoni,
solo io inerte
vidi cadere la luna per la quinta volta.
Il cor volgea a termine,
stavo per essere colpito dal dardo d'argento,
quando sentii un rumore,
scorsi un ombra,
e vidi spuntare il sole in tutta la sua bellezza.
Non mi piace la morte, ma ben venga, perché nel mio ultimo infinitesimo spazio di vita, mi godrò i miei eterni ricordi.